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al testo di Ivan Pozzoni
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Dal fondo del burrone rimiro i mille cieli d'azzurro fiume, rimiro i mille soli afferrati con le mani, ferite da ossa rotte, terrore di non riuscire a volare via dalla notte oscura, da madama morte.
Dal fondo del burrone, ti chiamo, Madre, ti chiamo, mamma, nell'angoscia, io, occhi vitrei dal dolore, cranio fracassato, di non riuscire a far smettere i trilli del mio cellulare, di non riuscire a far cessare i trilli di questo mio cuore.
Dal fondo del burrone, ti chiamo, Padre, uomo di cultura immensa - a cosa m'è servita, mentre cadevo, uccidendomi- ricordando di te, diviso tra Herbart, e i miei trofei della "Canottieri Alto Sebino", mentre cadevo, senza riaffiorare, senza una boccata d'aria.
Dal fondo del burrone continuo a rimirare neri arcobaleni, ma non sono solo.
[Lame da rasoi, 2008] |
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